venerdì 21 maggio 2010

Haiku

Qualche giorno fa ho scoperto un nuovo sistema operativo: Haiku.
Haiku è un figlio OpenSource dell'allora BeOS, il sistema operativo creato da Be Inc. per il loro appliance hardware.
L'interfaccia utente di Haiku mi ricorda molto i primi Apple che vedevo in ufficio da mio padre, con quello stile a finestre multiple e icone sicuramente non accattivanti come le ultime SVG. In effetti se si legge la storia del progetto si scopre che BeOS è stato usato per qualche Apple, fino a quando la Apple, con un atteggiamento protezionista, non ha reso nascosti alcuni dettagli relativi ai chip della famiglia G3 così da rendere il porting di BeOS difficile (chiaramente Steve Jobbs era già salito a bordo).
Il cuore del sistema non è basato su Linux, ma è uno Unix-like, che da quello che capisco non ha nulla a che fare con il ramo BSD.
La caratteristica fondamentale di Haiku è quella di fornire un'insieme di API coerente e un layer che mascheri ogni libreria usata nel sistema. Sostanzialmente Haiku fornisce API con le quali interagire con il sistema stesso, delegando poi le eventuali azioni ad una libreria o ad una chiamata di sistema (qualcosa di simile al rapporto JDBC-Driver). Se da un lato questo significa scrivere applicazioni che eseguono naturalmente al meglio che il sistema puo' offrire, dall'altro significa vincolare i programmatori a non usare quegli hack interni delle API di libreria che potrebbero dare un incremento di performance. E' una scelta sicuramente coraggiosa e radicale, ma che mi trova d'accordo: ormai il mondo OpenSource sta diventando una sorta di mess con i suoi molteplici progetti e le API che cambiano spesso da una release all'altra radicalmente. Meglio quindi avere una sorta di "bianco/nero" del sistema operativo che fornisca un'API consistente e portabile.
Allego uno screenshot di una mia macchina virtuale che esegue Haiku.

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