sabato 17 dicembre 2011

App Store: novità o trovata commerciale?

Sembra molto popolare oggi parlare di App Store. L'idea è semplice ed elegante: l'utente che vuole acquistare/ottenere una nuova applicazione per il suo device (computer, palmare, telefonino, ...) si collega ad un repository centralizzato (l'app store appunto), cerca la applicazione che faccia quello che interessa all'utente, accetta il contratto ed eventualmente paga un obolo, scarica l'applicazione che "automaticamente" si installa e il gioco è fatto. 
La gara alla creazione di nuovi app store è iniziata e tutti i vendor non si tirano indietro: c'è lo store per Apple, Android, Microsoft e la lista puo' continuare.
Eppure a me sembra, come riporto in questo thread, che questo concetto non sia nulla di nuovo. Basta infatti rileggere quanto scritto sopra per notare che si ha:
  • un repository centralizzato
  • un meccanismo di ricerca di una applicazione
  • un meccanismo di agreement
  • un meccanismo di download
  • un meccanismo di installazione
Cosa differenzia quindi un app store da un repository di software? Tecnicamente solo il nome. Si pensi ai repository Debian/Ubuntu, o ai ports di BSD. Cambiano gli strumenti, ma non il risultato. 

Riusciremo mai ad avere un app store globale? No. Dopotutto ancora non c'è accordo su un formato binario che possa andare bene per diversi sistemi, e perfino all'interno dello stesso sistema ci sono proposte differenti per gli stessi sistemi binari (ad esempio IPS vs OpenCSW). 

Pero' gli app store sono piu' pericolosi rispetto ai repository software. L'app store è molto legato alla tecnologia utilizzata (ad esempio Android rispetto ad Apple), molto piu' che un repository software che potrebbe fornire servizi a tecnologie leggermente differenti. Essendo cosi' legato alla tecnologia, l'app store rischia di legare anche l'utente ad essa. Dopotutto i vendor commerciali lo hanno capito: vendere uno smartphone o un pc non serve piu' a nulla. Bisogna vendere dei sistemi integrati. Ecco allora che arrivano le soluzioni all-in-one: telefono, pc, smartphone, televisore tutti dello stesso produttore, con lo stesso software, che si collegano allo stesso app store. La situazione è a tratti tragica: invece che usare la tecnologia per implementare standard interoperabili i vendor si stanno nuovamente chiudendo a riccio per imporre il proprio monopolio (chi si ricorda la guerra dei browser?). 

Non è comunque giusto fare di tutta l'erba un fascio: ci sono anche app store dalle buone intenzioni, che si propongono solo come un layer di semplificazione per l'utente. Un esempio è App Cafe' di PCBSD, che altro non è che un downloader/installer di file PBI.

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