mercoledì 26 febbraio 2014

DevOps 2014

Ho partecipato con interesse all'incontro DevOps Italia 2014, che si e' tenuto la scorsa settimana a Bologna.

L'incontro e' stato ben organizzato e ben gestito: il clima era quello veramente DevOps con persone entusiaste delle metodologie agili e della loro applicazione alla tematica, ahimé spesso ostica, della cooperazione fra sviluppatori e sistemisti.
E' stata anche una buona occasione per rivedere amici di altre community e aziende.
Unica pecca organizzativa: la mancanza di alcuni contenuti. La conferenza infatti e' terminata abbastanza presto per la mancanza di ulteriori relatori, ma penso che questo si aun problema generalizzato al panorama IT nazionale degli ultimi anni. Noto infatti sempre piu' spesso come i colleghi nazionali si siano impigriti nella produzione di contenuti e nello scambio di conoscenza. Penso cio' sia dovuto anche al difficile momento economico, che forse spinge tutti-contro-tutti nella battaglia del lavoro e che si riflette in un cerco-di-tenere-quante-piu'-cose-per-me.

Ho apprezzato gli OpenSpace, vero momento di aggregazione fra i partecipanti, anche se alcuni di questi momenti si sono rapidamente tramutati in piccoli seminari o lezioni private. Ma ammetto che organizzare e gestire un open space "formalmente" corretto non e' cosa banale, e molto dipende anche dai partecipanti stessi.

Riepilogando un'esperienza positiva, e che consiglio a molti colleghi del panorama IT.

E per finire una nota dolente sugli speaker: le slide sono state in generale pessime per ogni oratore. Anzitutto noto sempre piu' spesso la mancanza di uno "standard" di produzione delle stesse: ogni speaker ne ha di differenti, spesso differenti anche dal talk tenuto poco prima. Capisco che non tutti vogliano usare LaTeX, e che non tutte le conferenze forniscano dei template ufficiali, ma trovo veramente seccante passare attraverso slide poco contrastate e con font piccoli a veri e propri cartelloni pubblicitari.
Ma ancora piu' seccante e' questo voler usare l'inglese per tutto il materiale. Credetemi, cari speaker, una slide introduttiva "Who I am" o "What I do" in una conferenza italiana non e' segno di maggiore professionalita', ma solo di volersi dare un tono anche quando non serve. Sicuramente c'e' il momento per scrivere e parlare inglese, come pure c'e' il momento per farlo in italiano. Uno speaker che non comprende a che conferenza e', e quindi non comprende il livello tecnico/linguistico della platea, non e' un buon speaker! Almeno questo e' il mio parere.

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